La transessualità fa parte, indiscutibilmente, della diversità umana. Una diversità che la società non sempre ha accettato e che, in alcune occasioni, purtroppo, è stata stigmatizzata, causando grande sofferenza. Dobbiamo liberarci dai pregiudizi e, per farlo, abbiamo bisogno di informazioni che ci aiutino a comprendere che la transessualità, così come altre forme di espressione dell’identità, fa parte dell’essere umano.
Transessualità
IM GENDER
Che cos’è la transessualità?
La transessualità fa parte, indiscutibilmente, della diversità umana. Noi di IM GENDER utilizziamo il termine trans, poiché ingloba al suo interno sia le persone che si identificano con un sesso diverso da quello assegnato alla nascita (donne e uomini transessuali), sia quelle la cui espressione di genere non coincide con le aspettative associate al loro sesso di appartenenza. Include inoltre tutte le persone che non si identificano né con il termine “trans”, né con “transessualità”, ma semplicemente come uomini e donne ai quali è stato assegnato alla nascita un sesso in cui non si riconoscono. Presso IM Gender siamo consapevoli che le identità e le espressioni di genere sono molteplici e molto diverse tra loro.
“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Tutti i diritti umani sono universali, complementari, indivisibili e interdipendenti. L’orientamento sessuale e l’identità di genere sono essenziali per la dignità e l’umanità di ogni persona e non devono essere motivo di discriminazione o abuso.”
Principi di Yogyakarta sull’applicazione del diritto internazionale sui diritti umani in relazione all’orientamento sessuale e all’identità di genere.
Alcuni concetti
Classificazione Internazionale delle Malattie dell’OMS
Noi di IM Gender crediamo che questa decisione offra alle persone trans la libertà di scegliere il tipo di percorso che desiderano intraprendere e riconosciamo che non tutte le persone trans abbiano le stesse necessità nel decidere se sottoporsi o meno a un intervento chirurgico specifico.
Nell’undicesima versione della Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD-11) dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), la transessualità e le identità transgender sono state rimosse dal capitolo relativo ai disturbi mentali, come previsto nella CIE-10, e inserite in un nuovo capitolo, il 17, dedicato alle “condizioni relative alla salute sessuale”. Il termine utilizzato attualmente è “incongruenza di genere”.
L’OMS ritiene necessario continuare a mantenere la codificazione della transessualità/identità transgender all’interno della CIE, per garantire copertura sanitaria alle esigenze reclamate da molte persone trans. Sebbene molte di queste persone non si sentano identificate con il nuovo termine, la modifica introdotta dall’OMS dimostra chiaramente che la transessualità e le identità transgender non sono malattie.
La transessualità nel corso degli anni
La transessualità e l’esistenza di identità transgender sono sempre state presenti in tutte le culture umane. Dalle società neolitiche fino ai giorni nostri, passando per gli aborigeni della Siberia o gli indiani d’America, la transessualità e le identità transgender erano ampiamente riconosciute e, nella maggior parte delle culture antiche, assimilate dalla società.
Tuttavia, dopo l’imposizione della civiltà europea e l’introduzione del concetto binario uomo/donna, le diverse opzioni di identità di genere e orientamento sessuale furono patologizzate. Di conseguenza, minoranze come le persone transessuali e omosessuali furono perseguitate e castigate, relegando alla clandestinità qualsiasi forma di espressione al di fuori del binarismo.
Tra il XVIII e il XIX secolo si osserva una crescita dei movimenti omosessuali e transessuali nel mondo, il che rese la loro situazione più visibile. Questa circostanza, unita alla comparsa di norme regolatrici sui diritti umani, portò inizialmente a considerare tali divergenze come malattie, per cui si riteneva necessaria una “cura”.

Verso la fine del XIX secolo e fino all’inizio del XX secolo, furono condotti diversi studi che raggruppavano sotto il termine “inversione sessuale” ciò che attualmente conosciamo come omosessualità, travestitismo e transessualità.
Il XX secolo e i suoi progressi
Nel 1923 il medico e sessuologo tedesco Magnus Hirschfeld sviluppò la teoria del terzo sesso o intersessualità, che definì come una condizione intermedia tra maschio e femmina. Tuttavia, molte delle sue opere, rivoluzionarie per l’epoca, furono distrutte il 6 maggio 1933, quando i nazisti bruciarono biblioteche e devastarono l’Institut für Sexualwissenschaft, dopo la presa di potere.
A partire dagli anni ’50, professionisti come Cauldwell e Harry Benjamin introdussero la distinzione tra i termini omosessualità, eterosessualità, bisessualità, transessualità, transgenerità e travestitismo. Fu proprio Harry Benjamin a scrivere, nel 1966, il celebre libro “The Transsexual Phenomenon“, diventando così il precursore della cosiddetta “terapia tripartita“, che considerava ideale per le persone trans, alludendo alla necessità di un approccio multidisciplinare.
Un percorso che, poco a poco, ritorna là dove tutto era iniziato, ovvero alla comprensione che, nonostante si sia tentato di catalogare le identità transgender — inclusa la transessualità — come disturbi psichiatrici, non ha alcun senso continuare a farlo, poiché ciò rappresenta una violazione dei diritti umani fondamentali.
TESTIMONIANZE DEI NOSTRI PAZIENTI
